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Il volto agricolo dell’Italia

Una selezione di fotografie per raccontare di un’Italia agricola, con le mani e l’identità ancorate saldamente nella terra

Il volto agricolo dell’Italia.
Questo il titolo di un’opera in due volumi – pubblicata fra il 1936 e il 1938 – con cui il Touring Club realizzava una fotografia sullo stato dell’agricoltura in Italia, negli anni della svolta autarchica imposta dal regime. E di vera e propria fotografia si trattava, dato il ruolo predominante della fotografia rispetto al testo all’interno del volume.
Gli scatti che compongono questa selezione non sono fra quelli pubblicati nel volume e abbracciano un arco di tempo più ampio, ma parimenti descrivono la dimensione agricola che per lungo tempo ha connotato larga parte d’Italia plasmandone identità e tradizioni.

Raccolta della gypsophila in un appezzamento fuori Pescia, 1963

Di volti e di mani
Sono proprio i volti, infatti, e i corpi i protagonisti di queste istantanee che nascono con l’intenzione di documentare le attività agricole in Italia. Sono scatti che diventano, anche e soprattutto, un ritratto prosaico ed onesto di chi, nella terra, ha infilato ogni giorno le mani, di chi alla terra ha affidato le proprie speranze e le proprie fatiche, l’energia fisica di gesti precisi ripetuti come un cerimoniale e i pensieri conditi di un sudore profumato di prato.

Mondine al lavoro in una risaia del Vercellese, 1955

Un alfabeto comune
Ne risulta il ritratto collettivo di un’Italia contadina, con uomini e donne al lavoro nei campi con tecniche di coltivazione ancora molto artigianali e manuali.
Uomini e donne dai dialetti diversi ma uniti da un alfabeto comune, disegnato da mani che tolgono erbacce, affondano nel terreno con vanghe ed erpici, estraggono con piglio deciso i frutti coltivati dal sole e dalla loro pazienza e fatica.

Raccolta dell'uva, 1940 ca.
Raccolta del gelsomino in una coltivazione nei pressi di Reggio Calabria, 1965
Spigolatura del grano in Puglia, ca, 1950
Viticoltura con sistema a pergola, Gardolo, 1959

La geografia agricola d’Italia
A cambiare costantemente, in queste fotografie, è il paesaggio.
Un paesaggio che, da Nord a Sud della penisola, è connotato in queste immagini esclusivamente dalla natura e dal suo utilizzo agricolo, oltre che dalle stagioni.
Un paesaggio che in Veneto e Trentino racconta della promessa dell’uva sul finire dell’estate e del vino che verrà nei mesi successivi, in Lombardia racconta l’orizzonte senza fine della pianura padana e l’acqua stagnante delle risaie, al sud prende il profumo degli agrumi e racconta la meticolosità della battitura delle olive.

Vendemmia in un vigneto dei colli di Valdobbiadene, 1961
Fienagione a Torgnon, 1967
Raccolta del bergamotto in provincia di Reggio Calabria. 1965
La battitura delle olive. ca. 1940
La cernita dei mandarini in Calabria, ca. 1950

L’occupazione nel settore dell’agricoltura: una tavola dell’Atlante Tematico
Utile per avere un quadro più preciso della popolazione impiegata nel settore dell’agricoltura nei decenni in cui le fotografie furono scattate, una tavola dell’Atlante Tematico edito dal Touring fra il 1989 e il 1992.
Negli anni Sessanta, in pieno boom economico, il totale degli occupati nel settore dell’agricoltura risulta essere il 24.3%, percentuale che si manterrà invariata fino al 1984. Il tasso di occupazione femminile si attesta, nello stesso periodo di riferimento, al 29%.

Una tavola dell'Atlante Tematico edito dal TCI fra 1989 e 1992

Il ritorno all’agricoltura post-pandemico
Sono dati utili da confrontare con quelli attuali, che mostrano un significativo “ritorno all’agricoltura” da parte della popolazione più giovane, accentuatosi durante il periodo pandemico da poco concluso.
Un report di Coldiretti ha mostrato come, in controtendenza rispetto ad altri settori, il 2022 abbia registrato un aumento del 19% dei giovani under 34 occupati nel settore dell’agricoltura, con 55.000 imprese giovani che stanno recuperando e al tempo stesso rivoluzionando il mestiere dell’agricoltore.
La pandemia ha, quindi, accelerato il ritorno alla terra che sempre più giovani scelgono per il proprio futuro, alla ricerca di un legame incontaminato e primitivo con la natura e i suoi frutti, di uno sforzo fisico consegnato nel DNA dalle generazioni che ci hanno preceduto, a lungo disimparato e che viene reinterpretato oggi, dalle nuove aziende agricole, con nuove sperimentazioni e progettualità.

Una risaia in Piemonte, Domenico Riccardo Peretti Griva, ca. 1950
Fienagione in Val d'Aosta, Stefano Bricarelli, ca. 1940
"Abbiamo bisogno di contadini,
di poeti, gente che sa fare il pane,
che ama gli alberi e riconosce il vento"
Franco Arminio
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