Una selezione di fotografie che racconta la Lombardia attraverso il cibo, inteso come chiave di lettura del paesaggio e delle comunità che lo abitano: non solo nutrimento, ma memoria, identità e progetto per il futuro.

Fra tradizione e innovazione, fra arte e bellezze storico-artistiche e inchieste che raccontano di lotte e miseria, un percorso tra fotografie, riviste e pubblicazioni che racconta come la Sardegna sia diventata, nel secondo dopoguerra, una delle destinazioni turistiche più amate

I primi viaggi di esplorazione in automobile
La prima automobile sbarcò sull’isola nel 1903. L’anno successivo anche Federico Johnson, allora Presidente del Touring Club Italiano, giungeva in Sardegna con la sua automobile, per scoprire questa terra ancora sconosciuta e inesplorata.
Nel 1921, a percorrere in lungo e in largo l’isola, furono invece 300 soci del Touring partecipanti all’Escursione Nazionale indetta ogni anno dall’associazione.
La scoperta letteraria della Sardegna: gli articoli sulle riviste
Ad accompagnare questi primi viaggiatori, i primi reportage che la Rivista Mensile inviata ai soci dedica all’isola, con il contributo anche di preziose penne.
“Ricordi di Sardegna”, pubblicato nell’agosto del 1916, è la testimonianza autentica e intrisa di ricordi personali di Grazia Deledda, che divise la sua vita fra Nuoro e Cagliari, prima di trasferirsi a Roma nel 1900.
La nascita di una destinazione turistica: ricostruzione di un processo
La scoperta della Sardegna come meta turistica, iniziata nel primo Novecento, è stata una scoperta graduale, che nel giro di qualche decennio ha condotto dai primi viaggi on the road in solitaria alla presenza massiccia di visitatori stagionali, spesso affezionati, che popolano durante i mesi estivi le coste dell’isola. Una scoperta lenta, le cui tappe sono state scandite dalle peculiarità del luogo – una terra aspra, abitata da una popolazione per sua natura schiva e mite – e da alcuni passaggi necessari volti a migliorare l’offerta ricettiva a livello di infrastrutture, di sanità e di servizi.
Se, quindi, nel, 1965 due inchieste – pubblicate sulle Vie d’Italia a distanza di pochi mesi l’una dall’altra – incalzano nei titoli il concetto di una rinascita dell’isola, la documentazione conservata in archivio consente di approfondire questo graduale percorso che ha portato alla nascita di una destinazione turistica ancora oggi fra le più amate dai turisti italiani e internazionali.
Una tappa importante di questo percorso è stata la riforma agraria voluta, a partire dal 1951, dall’Eftas, l’Ente per la Trasformazione Fondiaria e Agraria in Sardegna, il cui obiettivo principale era quello di migliorare le condizioni di vita degli agricoltori attraverso una campagna di assegnazione di poderi e quote, di bonifiche e di utilizzo di mezzi tecnologici all’avanguardia.
Un provvedimento che ha poco a che fare con il turismo, ma indispensabile per migliorare le condizioni di vita degli abitanti dell’isola. Effetto diretto della riforma fu, infatti, la costruzione di case coloniche che popolarono soprattutto l’entroterra e che resero indispensabile l’istituzione di alcune strutture collaterali necessarie alla vita di comunità: asili, scuole, centri sociali, acquedotti, ambulatori medici e altri servizi.
Anche l’istituzione di colonie penali agricole, di cui raccontava già un articolo apparso sulle Vie d’Italia nel 1918 con la firma di Luigi Vittorio Bertarelli, è da ascriversi in questo contesto di trasformazione agraria e sociale dell’isola.
Era fondamentale, inoltre, attuare ogni possibile provvedimento per debellare una piaga che affliggeva l’isola fra il 1946 e il 1952: la malaria. Diverse fotografie conservate in archivio documentano gli espedienti messi in atto, descritti anche in alcuni articoli pubblicati sulle Vie d’Italia.
Ovini al pascolo fra Usellus e Villa Urbana
Negli stessi anni, l’immaginario turistico che si va costruendo dell’isola si concentra invece sulle bellezze storico-artistiche dell’isola, sul paesaggio e su una serie di tradizioni e usanze destinate ad esercitare grande attrazione per i potenziali turisti. È, questo, l’immaginario veicolato nel volume della collana Attraverso l’Italia che il Touring dedica alla Sardegna nel 1954.
Le inchieste e gli articoli di attualità pubblicati sulle riviste negli stessi anni lasciano qui spazio alle fotografie evocative di Bruno Stefani e altri fotografi, incaricati di promuovere – dell’isola – un’immagine “come potrebbe essere, più che come è” – un ritratto non falsato ma ottimistico, che attraverso l’utilizzo di una fotografia colta ed elegante, dai toni mediterranei ma mai da dépliant turistico, vuole educare al senso civico e alla bellezza grazie alla forza di comunicazione della fotografia.
La nascita di una destinazione turistica: ricostruzione di un processo
Nello stesso giro di anni in cui Bruno Stefani e i fotografi incaricati del Touring sono impegnati nella campagna fotografica per il volume del 1954 e nel decennio successivo, alcune zone dell’entroterra e le coste dell’isola – in particolare la zona a nord – si attrezzano per ospitare un turismo che comincerà, da lì in poi, a divenire sempre più consistente e stabile. Molte delle fotografie in archivio documentano il boom edilizio che ha portato alla predisposizione di strade e infrastrutture e, soprattutto, alla costruzione di strutture alberghiere e resort.
La costruzione di ville e resort a nord, in provincia di Olbia, porterà alla nascita di una delle località più iconiche per il turismo in Sardegna: il mito di Porto Cervo, con il suo turismo d’élite, comincia con i primi cantieri edilizi degli anni Sessanta, che vedono moltiplicarsi le strutture ricettive affacciate sul mare e destinate ad accogliere migliaia di visitatori ogni anno.
Fra le strutture ricettive sorte in quei decenni, anche un villaggio turistico di proprietà del Touring Club, che aprì i battenti nel 1968 alla Maddalena a Punta Cannone, con i suoi gusci – i bungalow – progettati dall’architetto milanese Roberto Menghi inseriti nella macchia mediterranea. A complemento dell’offerta turistica, il Centro Velico di Caprera nelle immediate vicinanze, con la possibilità di frequentare lezioni e prove di barca a vela.
Una selezione di fotografie che racconta la Lombardia attraverso il cibo, inteso come chiave di lettura del paesaggio e delle comunità che lo abitano: non solo nutrimento, ma memoria, identità e progetto per il futuro.

Una selezione di fotografie per raccontare di un’Italia agricola, con le mani e l’identità ancorate saldamente nella terra

Una selezione di cartoline che, dall’inquadratura e soggetto classici, prendono le distanze. Per mettere a fuoco altri aspetti, che talvolta vanno poco d’accordo con il concetto di “bello”

Un percorso che si conduce in Ucraina sulla scia di alcuni reportage e di un nucleo di fotografie dalla sezione Estero dell’Archivio Fotografico, fra 1900 e 1955
